La signoria

Gli inizi dei Da Varano

Dopo Gentile I le redini della città passano in mano a Rodolfo I da Varano che muore nel 1316, lo sostituisce il fratello Berardo I valente uomo d’arme.

Berardo I nel corso della sua carriera viene nominato Capitano Generale di Perugia e diviene Capitano del Popolo prima a Camerino (1288) poi a Perugia (1292), Pistoia (1294), Firenze (1296) e Bologna (1297) e diventa anche più volte podestà a San Ginesio (1300), Macerata (1306).
Diviene anche marchese della Marca e conte di campagna (1319).

L’importanza politica e militare di Camerino sotto Berardo I è in ascesa e questa tendenza prosegue anche con i suoi successori Gentile II e Berardo II.

I 4 Fratelli

A Berardo II succedono quattro dei suoi figli che riescono tutti a distinguersi nello scacchiere politico e militare italiano: Rodolfo II, Giovanni detto Spaccalferro, Venanzio detto Falciferro e Gentile III.

Rodolfo II, protagonista indiscusso del suo secolo, è un abile politico dai vasti orizzonti e un condottiero abile.
Partecipa alla crociata promossa da Clemente VI, assedia Smirne e sarà nominato Vicere d’Abruzzo (1355) e come Vessillifero della Chiesa sconfiggerà Galeotto Malatesta.
Viene nominato capo di una lega di città guelfe chiamata “Lega Maledetta” formata contro Gregorio XI e nel 1378 gioca un ruolo chiave nella nomina di Clemente VII a Fondi con la quale si aprirà lo scisma d’occidente.
Signore di circa 30 città delle marche centro-meridionali controlla un territorio che va dagli appennini fino al mare.

Giovanni viene chiamato Spaccalferro perchè era solito spezzare (o meglio piegare) un ferro di cavallo nel corso di gare e tornei.
A lui si deve il principale rinforzo del sistema difensivo di Camerino e del suo stato. Amplia le mura cittadine inglobando Borgo San Venanzio, innalza Torre Beregna e Torre del Parco, amplia Rocca Varano, fortifica Beldiletto, Sentino e Appennino.
A lui si deve nel 1382 la realizzazione dell’Intagliata, la linea difensiva che si sviluppa per circa 12 km collegando Torre Beregna a Porta di Ferro (presso Pioraco).

Venanzio viene chiamato Falciferro per la sua terribile arma, una falce da guerra che viene riprodotta anche sul suo cimiero. A lui si deve l’ampliamento della casa di famiglia costruita da Gentile nel 1360 con la realizzazione del corpo che sarà chiamato “Case di Venanzio”.

Gentile III ottiene da papa Gregorio XI nel 1377 il privilegio per lo Studium Generale (scuola superiore, la moderna Università).

Rodolfo III e i 63 figli

A Gentile III subentra Rodolfo III che avrà 63 figli (fra legittimi e illegittimi) dei qual 53 “hanno masticato pane” (cioè hanno raggiunto la prima puerizia).
Invia al Concilio di Costanza il figlio Berardo che rientrerò con Enrico Alemanno, l’architetto che realizza la facciata della Collegiata di San Ginesio, unico esempio di gotico fiorito nelle Marche.

Le sue figlie sposano numerosi signori e condottieri come Ludovico Migliorati da Fermo (Ascoli), Paolo Guinigi (Lucca), Niccolò Trinci (Foligno), Galeotto Malatesta (Rimini), Braccio da Montone (Perugia) e Battista Chiavelli (Fabriano) mentre i suoi figli sposano le figlie alcuni signori fra cui spicca Guido da Polenta (Ravenna). Il disegno politico di Rodolfo è quello di volersi legare con le più prestigiose dinastie d’Italia per assicurare una maggiore importanza politica a Camerino.

Fratelli coltelli

Alla morte di Rodolfo III nel 1429 davanti al vescovo di Camerino i quattro figli di Rodolfo si dividono a sorteggio amichevole il dominio di Camerino.
I figli sono Gentilpandolfo e Berardo III avuti dalla prima moglie Elisabetta di Pandolfo Malatesta di Pesaro e Piergentile e Giovanni II avuti dalla seconda moglie Costanza di Bartolomeo di Smeduccio da San Severino.

Gentilpandolfo sposa in seconde nozze Sveva di Berardo d’Aquino Conte di Loreto Aprutino da cui nasce Orsolina che sposa Ugone Trinci da Foligno.

Berardo III sposa Viviana Trinci da Foligno e ha 5 figli.

Piergentile sposa Elisabetta Malatesta di Galeazzo, Signore di Pesaro e 3 figli: Rodolfo IV, Primavera e Costanza che andrà in sposa ad Alessandro Sforza.

Giovanni II che sposa Bartolomea Smeducci ed ha come figlio Giulio Cesare. Combatte per Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, e per la Serenissima.

Giovanni Maria Vitelleschi, Governatore della Marca di Ancona, riceve l’incarico da Papa Eugenio IV di unificare gli Stati della Chiesa.
I fratelli da Varano sono in discordia, Gentilpandolfo e Berardo (figli della prima moglie) sono per il Vitelleschi mentre Piergentile e Giovanni (figli della seconda moglie) sono per il Duca di Milano Filippo Maria Visconti.

Il 6 agosto 1433 il Vitelleschi convoca i quattro fratelli Varano a San Severino: Gentilpandolfo e Berardo hanno ordito la congiura contro i fratellastri e si fingono malati, Giovanni, che non si fida, resta a Camerino, mentre Piergentile con due figli di Berardo accetta l’incontro. Il Vitelleschi
lascia liberi i figli di Berardo e imprigiona Piergentile che, poco dopo sarà condotto a Recanati e lì giustiziato.
Giovanni, rimasto a Camerino, è fatto pugnalare dai fratellastri.

Elisabetta Malatesta, consorte di Piergentile, con l’aiuto della cognata Tora, fugge con i figli e il nipote Giulio Cesare, figlio di Giovanni, rifugiandosi a Visso.
Nel 1434, ottenuto l’appoggio di Francesco Sforza, Elisabetta rientra a Camerino con una parvenza di unità ricostruita e amministra la parte dei domini spettanti al figlio e al nipote.
Il Papa, sentendosi in pericolo, minacciato a nord da Filippo Maria Visconti e a sud da Alfonso D’Aragona, lascia Roma e si rifugia a Firenze. Mentre Francesco Sforza imperversa nella Marca, Berardo si reca a Tolentino per incitare la popolazione a resistere all’invasore, ma il popolo si ribella e lo uccide.
A Camerino cresce il malumore verso Gentilpandolfo; il 10 ottobre la famiglia da Varano, mentre è sul punto di entrare nella chiesa dei Domenicani, è circondata da congiurati e pugnalata. Cadono tutti i membri maschi con l’eccezione di due infanti: Elisabetta Malatesta, con l’aiuto delle cognate Tora e Guglielmina, porta in salvo il figlio Rodolfo e il nipote Giulio Cesare.
Seguiranno i nove anni della cosiddetta “Repubblica”, triste periodo per la città ripetutamente taglieggiata da Francesco Sforza e mal governata dai Capitani delle Arti, ormai responsabili del governo cittadino.

Fonti

Bibliografia

Il Sistema di difesa dello Stato di Camerino – Massimo Costantini

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