Il massimo splendore

La riconquista di Camerino

Il 26 novembre 1443 Elisabetta, avvalendosi dell’aiuto di Carlo Fortebracci (figlio di Braccio da Montone e Nicolina Varano), di Francesco Sforza, di Niccolò Piccinino, del giovane Federico da Montefeltro e della fazione varanesca, entra a Camerino conducendo con sé il tredicenne Rodolfo IV e l’undicenne Giulio Cesare che vengono proclamati Signori della città e avranno come precettore e consigliere politico Giovanni di Conte de’ Conti.

Il 28 novembre 1444 nella Rocca di Sentino si sottoscrivono i patti nuziali fra Costanza da Varano e Alessandro Sforza. Su iniziativa di Elisabetta, il padre Galeazzo Malatesta Signore di Pesaro, cede il 15 gennaio 1445 il suo Ducato ad Alessandro Sforza.
Dal matrimonio nasceranno Battista Sforza, che andrà sposa a Federico da Montefeltro, e Costanzo Sforza, che sarà signore di Pesaro e sposerà Camilla D’Aragona.

Persistendo il pericolo di rivolte contro i due giovani Signori, nel 1447, dopo essersi ritirata nel convento perugino delle clarisse di Monteluce, come terziaria francescana, sarà costretta da Niccolò V a lasciare il monastero per esercitare di nuovo la reggenza fino al 1449.

Giulio Cesare da Varano

Con Giulio Cesare da Varano la signoria raggiunge il massimo splendore, il canto del cigno prima della caduta che sarebbe arrivata a breve.

Nel 1449 Rodolfo IV e il cugino Giulio Cesare ottengono da papa Niccolò V il vicariato e il dominio sulla città,
Rodolfo IV valente uomo d’arme e consigliere è al servizio della Chiesa e su invito di Bianca Maria Visconti diventa consigliere di Francesco Sforza.
Nel 1463 rientra a Camerino da Milano e muore l’anno dopo, le voci parlano di un avvelenamento da parte di Giulio Cesare.
La famiglia di Rodolfo IV si trasferisce a Ferrara dove costituisce il ramo ferrarese della famiglia.

Giulio Cesare diventa nel frattempo uno dei signori più illustri e illuminati del suo periodo grazie al valore nelle armi, alla saggia amministrazione e al mecenatismo.
Camerino durante la sua signoria vive una fase di splendore e potenza per una attenta politica di pacificazione sociale, una raffinata politica culturale e un’intensa attività urbanistica.
Amplia il palazzo di famiglia realizzando il quadriportico, realizza il convento di Santa Chiara e il palazzo delle esposte.
Realizza la “botte dei da varano” per bonificare l’altopiano di Colfiorito e bonifica Montelago.
Come uomo d’arme sarà al servizio di numerosi papi, di Firenze, Siena, Napoli e soprattutto Venezia.

Le Nozze Rosse dei Baglioni

Fra il 14 e il 15 luglio 1500 Giulio Cesare da Varano, signore di Camerino, insieme ad alcuni membri della famiglia Baglioni ordisce una congiura per eliminare dal potere i Signori di Perugia Astorre, Guido e Rodolfo Baglioni.

Il complotto portò all’uccisione di quest’ultimi, della moglie di Astorre, suo figlio Simonetto di Gismondo e Guido Baglioni, patriarca della famiglia. La congiura è ricordata per essere stata la più crudele e violenta del rinascimento italiano in confronto a quella della Congiura dei Pazzi e a alla Strage di Senigallia.

L’eccidio dei Borgia

Il primo maggio 1501 Alessandro VI scaglia la scomunica contro Giulio Cesare con la conseguente privazione di poteri e diritti per tutta la famiglia da Varano, compreso il ramo di Ferrara, Quando all’inizio dell’estate del 1502, mentre la Toscana è in subbuglio per la rivolta Arezzo e della Val di Chiana contro Firenze, Cesare Borgia riprende le operazioni militari con l’obiettivo dichiarato di conquistare Camerino.
Il 12 giugno 1502 il Valentino parte da Roma e raduna il suo esercito a Spoleto.
Il 19 giugno da Perugia il vescovo di Elna, Francesco de Loris, a nome del Valentino, chiede ed ottiene dal duca di Urbino aiuto militare e il passaggio di truppe e artiglierie per la via di Gubbio, Cagli e Sassoferrato.
Il 20 giugno il Valentino parte da Spoleto e raggiunge Foligno; invece di dirigersi su Camerino, a tappe forzate e per la via di Nocera, si dirige su Cagli e Fermignano che occupa, quindi marcia su Urbino.

Guidobaldo, sorpreso, ripara a San Leo. Occupata Urbino, il Valentino si prepara a muovere contro Camerino. Giulio Cesare avuta notizia della caduta di Urbino dice: “Pazienza, loro saranno l’allesso e noi l’arrosto”. l settantenne Signore, insieme ai figli maggiori si prepara ad opporsi al Borgia. Cosciente dell’impari lotta fa portare in salvo, condotto dalla madre Maria della Rovere, il nipote Sigismondo e invia suo figlio Giovanni Maria, accompagnato dalla madre Giovanna Malatesta, con gran parte del tesoro di casa Varano presso la Repubblica di Venezia, dalla quale forse spera aiuto.
Suor Battista, accompagnata dalla cognata Angela Ottoni, si allontana da Camerino, raggiungendo prima Fermo e poi Atri.
Alcune vittorie riportate in campo aperto inducono i camerti a sperare, ma il progressivo arrendersi delle “castella” intorno alla città dà vigore al partito degli oppositori ai da Varano,

Fallito il tentativo di negoziato del 20 luglio 1502, il 21 luglio i ribelli aprono le porte della città, Giulio Cesare, Venanzio, Annibale e Pirro, vengono catturati e condotti: l’uno nelle carceri di Pergola, gli altri a Cattolica.
Roma festeggia con fuochi e suoni di campane ( “… in tutta Roma fu grande allegrezza e fuochi e suoni di campane”) la presa di Camerino, La biblioteca di Giulio Cesare, che custodiva opere pregiate, andrà dispersa.

Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Nozze_rosse_dei_Baglioni

Bibliografia:
Il Sistema di difesa dello Stato di Camerino – Massimo Costantini

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