Rocca di Telagio

Apparteneva all’apparato difensivo di Serravalle insieme al castello di Montacchiello.

Della rocca di Telagio la notizia più antica è in un atto di Berardo, vescovo di Camerino. « Datum apnd roccam Telagli in ecclesia S. Silvestri » (10 sett. 1320, Arch. Capitolare di Sanseverino, cass. Ili, ,5). Dalla DeseripHo Marchie del card. Egidio Albornoz (Theixek A. Codex diplomaticus temporalis domina ecc. Roma 1862, II, 338) sappiamo che nel 13.”)6 la rocca di Telagio era nelle mani di Fidesniido, figlio di Rodolfo II Varano. Da Fidesniido passò al figlio Giorgio, vicario del papa in Orvieto 1′ anno 1360;
I documenti del Quattrocento a noi noti tacciono della rocca di Telagio.
È probabile fosse già al>bandonata. Era pure perita alla fine del secolo XVI la chiesetta di S. Silvestro situata accanto alla rocca di Telagio, e il vescovo di Nocera, Roberto Pierl»enedetti da Camerino, nella visita pastorale del 1596-97, scriveva: « deinde de longe aspexit ecdesiam S. Silvestri de rocca Telarla situatam in vocabu lo il piano della rocca in cacumine montisqne est diruta » (Arch. vescovile di Nocera). Una postilla marginale a queste parole ci apprende che la chiesa di S. Silvestro apparteneva al vescovo di Nocera e godeva di un beneficio cui il vescovo Varino (– 1537) assegnò a Gabriele di Giacomo Voglia, cappellano di Giulio Cesare Varano, signore di Camerino. Questo beneficio di S. Silvesiro è mentovato nel catasto Devoti (1783j. Anche alla fine del Cinquecento era quasi in macerieni, secondo la citata visita del Pierbenedetti, la chiesetta di S. Niccolò di Val Porrara della diocesi di Camerino, nominata nelle Collettorie della curia pontificia fino dal Dugento, che sorgeva nella frazione di Copogna anche oggi detta S. Niccolò e che fu dipendenza dell’ abazia di Sassovivo (cf. D. Placido Lugano, Le chiese dipendenti dall’abazia di Saasovivo in Rivista storica Benedettina, VI, 88, Roma, 1913).
II nome di Telagio dura ancora ia Capo Telata e Fiè Telaia, vocaboli di terreni appartenenti alla parrocchia di S. Lucia di Serravalle. La rocca sorgeva nei pressi della vetta di Monte Maggio, a oriente di Montacchiello, se male non interpretiamo quanto si legge in una sentenza di confini tra Copogna e Serramula (parte inferiore di Serravalle) pronunciata il 24 dicembre 1506 dal noto giureconsulto Ippolito Fidi da Fiastra, uditore di Giovanni Maria Varano, e in un esame testimoniale, pure per causa di confini tra i detti due luoghi, in data 23 sett. 1620. (Libro m«. della comunità di Copogna contenente verbali delle aduaanze dei padri di famiglia e alcune sentenze relative ai confini: atti, la piti parte del Seicento, riuniti e cuciti con grande disordine).
1 -^ rosiiiiile clie Isabella fosse ospitata nelF ampia rocca — forte arnese di guerra assai curato per la sua posizione dai Camerinesi e spesso nominato nella storia dei loro contrasti bellici — la quale nell’ ambito suo comprendeva i)arte dell’ aggregato di case che anche oggi* serba nome di castello nella parrocchia di S. Martino della diocesi di Nocera.

https://archive.org/stream/attiememoriedepu08depuuoft/attiememoriedepu08depuuoft_djvu.txt


Allo stesso tempo Isabella d’Este di Gonzaga, nel suo passaggio a Camerino, vede in alto sulla pendice del M. Maggio la rocca di Telagio.
Da quello che emerge dai documenti di allora la posizione non corrisponderebbe quindi al moderno Monte Maggio (nel comune di Fabriano, provincia di Ancona) ma sarebbe riferibile a una zona nei dintorni di Serravalle del Chienti.

Fonte:
https://www.academia.edu/33419965/ARCHEOLOGIA_DELLARCHITETTURA_NELLE_MARCHE_MERIDIONALI._LE_STRUTTURE_FORTIFICATE_NELLA_VALLE_DEL_CHIENTI_TRA_XIII_E_XV_SECOLO
https://archive.org/stream/attiememoriedepu08depuuoft/attiememoriedepu08depuuoft_djvu.txt
https://issuu.com/camminilauretani/docs/vol.3_marche_parte1

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