Ileana Tozzi – I Varano. I tempi, i luoghi, la storia (8)

Parte VIII

Fonte: Storiadelmondo n. 29, 11 ottobre 2004
http://www.storiadelmondo.com/29/tozzi.varano8.pdf

L’età contemporanea

Con il Duca Piergentile, la dinastia dei Varano entra nel terzo millennio: dopo aver compiuto gli studi nel settore economico e finanziario, dopo aver prestato servizio presso il Corpo Pontificio di Sua Santità Papa Pio XII, egli ha intrapreso con successo svariate attività nel settore agrario, industriale, finanziario, ampliando negli anni ’70 i propri interessi a Perth, in Australia Occidentale.
In Italia, ha provveduto fra l’altro a riunificare la proprietà del Castello di Terria, con le sue 121 stanze dai ricchi e raffinati arredi d’epoca, dotandolo di una cospicua biblioteca, ed a ristrutturare nelle Marche la rocca delle Piagge a Massaprofoglio, a Rieti il palazzetto medievale di Via del Porto.

Nel territorio dell’antico Stato di Camerino, infatti, egli ha riacquistato la rocca longobardavaranesca delle Piagge ed il borgo medievale a Massaprofoglio, curandone il restauro conservativo: il completo recupero dei fabbricati ha richiesto un lavoro decennale, di grande interesse storico ed architettonico, dalle profonde implicazioni di tipo socioeconomico 1 .
Non meno impegnativo era stato, precedentemente, il recupero del Castello di Terria, la cui proprietà parcellizzata fra i vari eredi delle famiglie Vincenti Mareri, Canali De Rossi, Mariannantoni Napoleoni è stata riunita dal Duca Piergentile: l’antica residenza di campagna, che deve il nome di castello alle due torri, nonchè alla muraglia di sostruzione realizzata nel corso del XIX secolo per interrare il piano terreno ed isolare così l’edificio dagli straripamenti, assai frequenti alla confluenza fra il Turano ed il Velino.
Il complesso, di origine quattrocentesca, è fortemente caratterizzato all’esterno da tali interventi di ristrutturazione, che possono agevolmente confrontarsi con le forme originarie della costruzione,documentate nella tela che adorna l’altare della cappella privata del castello.
Si tratta di una bella Madonna in maestà, opera di Vincenzo Manenti, il maggiore esponente del Seicento reatino e sabino.
La Vergine mostra Gesù bambino a San Francesco ed a San Domenico, raffigurati nello scenario della valle reatina, che fu già testimone della loro fede: il Santo d’Assisi elesse infatti Rieti come centro delle su peregrinazioni nei suoi pressi stabilì i suoi romitori, il fondatore dell’Ordine dei Predicatori vi fu canonizzato nel luglio 1234.
La contestualizzazione del dipinto è accentuata dal diretto riferimento topografico al castello, che si sviluppa su tre piani e presenta un’unica torre, simmetrica al prospetto.
Gli interni del castello costituiscono un valido esempio di residenza signorile, con i loro raffinati affreschi di paesaggi ed i loro pregevoli arredi.
Il giardino d’inverno del castello di Terria ospita l’atelier dello scultore Dino Morsani, che ha lasciato testimonianza della sua arte erigendo a Massaprofoglio una colonna celebrativa.
In anni recenti, i duchi Varano hanno contribuito ad avviare a Rieti il processo di recupero architettonico e funzionale di un suggestivo rione del centro storico, acquistando nel 1989 dalla famiglia Parasassi un palazzetto duecentesco, inserito fin dal 1939 fra i Beni monumentali ed ambientali nazionali della città di Rieti.
L’ edificio, che presenta nella struttura elementi costruttivi tipicamente medievali, via via modificati ed integrati nei secoli da successivi interventi di ristrutturazione, si trova in via del Porto, nell’antico rione di San Nicola in Acupenco del sestiere cittadino di porta Cintia de suptus, nelle immediate vicinanze dell’approdo fluviale da cui dipendeva la maggior parte dei commerci cittadini.
La primitiva struttura dell’ edificio presenta le caratteristiche grandi arcate a piano terra che costituiscono la peculiarità edilizia dei palazzi di via di Ponte (oggi, via Roma), dando l’ accesso al palazzo mediante comodi androni, utilizzabili di volta in volta come magazzini per lo stoccaggio delle merci e come luoghi di contrattazione e mercatura.
La facciata è caratterizzata inoltre dal bel bugnato, più ruvido al di sotto del punto d’ imposta delle arcate, più levigato oltre il marcapiano degli ordini successivi.
Vi si aprivano ampie finestre, successivamente almeno in parte modificate e murate; un bifora doveva sovrastare l’ antico portone d’ ingresso, smontato e ricollocato sulla destra nel corso dei radicali interventi di ristrutturazione intervenuti nei secoli successivi.
Particolarmente importanti sono quelli compiuti nel corso del XVI secolo, nell’ intento di conferire un carattere di gusto manierista all’antico palazzo medievale.
A questo periodo, coincidente probabilmente con un passaggio di proprietà, è riferibile l’ intervento di tamponamento degli arconi del pianterreno, l’ intonacatura della facciata in cui viene inserito un grande portale in pietra e vengono modificate le finestre, ristrette al primo piano, contornate da cornici in mattoni stuccati ed intonacati.
Nel corso del XIX secolo, quando il Catasto Gregoriano conferma la destinazione dello stabile ad ospitare abitazioni private, l’ edificio subisce le ultime, radicali trasformazioni, riguardanti lo spostamento dell’ ingresso principale in posizione laterale rispetto all’originario asse di simmetria
centrale.
Il restauro promosso dai duchi Varano, realizzato fra il 1989 ed il 1993, è stato finalizzato a salvaguardare filologicamente le preesistenti strutture architettoniche, nonchè gli elementi decorativi nella loro stratificazione temporale.
In particolare, si è provveduto a riportare alla luce il bel bugnato trecentesco ricostituendo gli intonaci della parte mediana del palazzo e ridefinendo le dimensioni originali delle finestre mediante l’evidenziazione delle zone di muratura.
Il restauro conservativo ha riguardato lo stesso arco di Santa Lucia, giustapposto al palazzo, mediante interventi di sabbiatura e scalpellatura del manufatto in pietra.

Interventi come questi promossi a Massaprofoglio, nel cuore dell’ antico Stato dei Varano, ed a Rieti, dove da oltre un secolo la famiglia Varano ha parte attiva nella vita e nella storia locale, contribuiscono a comprendere il senso profondo di un legame dinastico, destinato a superare i termini contingenti dell’ individuo, inscritto con un proprio compito e con le proprie peculiarità entro un disegno complessivo di grande respiro.

Considerazioni conclusive

A cinque secoli dalla ricostituzione dello Stato di Camerino ad opera della dinastia dei Varano, la cronaca di quei tempi dalle luci corrusche, tanto ardui per chi ebbe a viverli, si è sedimentata nella storia e si presta ad essere interpretata attraverso una chiave di lettura che da ragione della vitalità di un casato le cui fortune si intrecciarono a lungo con le sorti della terra d’origine.
I Varano seppero opporsi alla violenza di Cesare Borgia ed all’inganno dei suoi sostenitori dimostrando perseverante tenacia, spregio del pericolo, lucidità di strateghi, dignità del potere.
Dopo la breve, felice stagione ducale, durante la quale Giovanni Maria Varano, artefice della riconquista, seppe rinnovare i fasti dell’ avo Giulio Cesare, il ramo ferrarese del casato dette prova per ancora tre secoli degli indubbi meriti dei suoi membri, che misero i loro talenti al servizio del ducato Estense, dell’Impero asburgico, del Papato.
Alla morte di Rodolfo Varano, Senatore del Regno d’Italia nella seconda metà del XIX secolo, il casato si rinnovò a Rieti attraverso la discendenza di Maria Varano, sposa del conte Giacinto Vincenti Mareri.
Così dunque la storia dei Varano, inizialmente legata alle sorti della Chiesa ed al territorio della Marca di Camerino, si snoda e si sviluppa dunque secondo una sequenza che ricapitola le fasi determinanti della storia nazionale, segnando un progressivo spostamento degli assi dell’ equilibrio politico di volta in volta verso l’ Austria, la Francia – compresa la gloriosa parentesi dell’Impero di Napoleone Bonaparte – fino all’unità d’Italia.
Le peculiarità dei singoli si sono alimentate nella consapevolezza dell’appartenenza al casato ed hanno corroborato a loro volta il secolare lignaggio, consegnando di generazione in generazione un’ eredità moralmente alta ed impegnativa, nell’orgogliosa memoria di un passato che è monito ed impegno per i posteri.

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1 Diciottenne, durante la seconda guerra mondiale, entrò a far parte quale Allievo Guardia Nobile del Corpo Pontificio con il grado di sottotenente, “su pressione ed ordine del proprio Genitore, preoccupato per la vita dell’unico Erede di Casa Varano e quasi presago dell’esito bellico”.

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