Comune | Esanatoglia (MC) |
Periodo | X sec. |
Classificazione | Terra raccomandata |
Altitudine | 495 s.l.m. |
Posizione | https://goo.gl/maps/M7QxFNAxCTdu8u2h9 |
Indice
Storia
Secondo la leggenda, Esus, il Dio celtico della guerra, sarebbe all’origine del nome del fiume Esino, sulle cui rive si suppone che sorgesse una comunità in epoca romana, chiamata “Aesa”.
Sono stati ritrovati come rinvenimenti di superficie evidenze di attività umane risalenti al Paleolitico in località Monte Sant’Angelo, al Neolitico in località Piani di Calisti e all’Eneolitico in località Crocifisso-Case Popolari.
L’attuale nome di Esanatoglia nacque nel 1862, dalla combinazione tra Aesa e Anatolia, rimpiazzando così il nome del castrum medioevale Santa Esanatolia, derivante dalla martire del III secolo d.C. Il primo documento noto riguardante Santa Anatolia risale al 1015, a proposito della fondazione del monastero di Sant’Angelo infra hostia da parte del conte Atto e sua moglie Berta. Il monastero divenne presto il più importante insediamento religioso della zona.
1015
Il più antico documento di cui si abbia notizia, relativo al territorio di Esanatoglia, e l’atto di fondazione del monastero di S. Angelo infra Hostia (1015), monastero nato essendo la chiesa omonima già esistente: sono il conte Atto di Attone (Ottoni di Matelica?) e la contessa Berta di Amezone, di origine longobarda, a permetterne la realizzazione con la donazione di terreni, vigne, boschi e vari edifici.
E non sarà il solo atto di cui saranno beneficiari i benedettini l’Acquacotta, a proposito di insediamenti religiosi, dice, facendo seguito alla citazione di documenti per cui i farfensi sarebbero presenti nella zona fin dal IX secolo, che essi erano possessori di fondi in valle Majana che, egli nota, “io leggo Acujana”.
Nell’atto viene ricordato il castello, abitato con ogni probabilità da alcuni vassalli degli Ottoni stessi. Prima di essi dovettero possedere il castello i Cavalca di Fiuminata, padroni della rocca intermedia del palazzo.
1162
Gli Ottoni matelicesi tra il 1162 e il 1166 si distingono per la loro potenza: lo conferma un’antica pergamena con cui concedono ai consoli matelicesi territori ed abitanti tra il fiume Potenza ed il fosso di Rastia; sembra che fossero proprietari di montagne e colline anche verso Esanatoglia.
1180
Quando la Pieve diminuisce e cresce il monachesimo, il conte Marcavallo dei castelli di Fiuminata dona metà della Pieve di S. Anatolia al monastero di Sant’Angelo “infra ostia”. Il Biocchi sottolinea infatti che nell’archivio comunale di Esanatoglia si conserva un documento del 1180 (una pergamena mutila) con cui “un signor Malcaval (che il Turchi, a suo giudizio, completa arbitrariamente in Malcavallus), figlio di Albertino, dona per i suoi peccati e in cambio solo di preghiere ad Attolino, abate di S. Angelo infra Hostia, meta di quanto gli spetta nella pieve di Esanatoglia, con libri, campane e paramenti”. Forse imparentati con gli Ottoni, vendono loro nello stesso periodo il castello di S. Maria e sono tra i primi signorotti rurali divenire (o almeno alcuni di loro divennero) cittadini del comune di Matelica.
1198
Nel 1198 la denominazone di Acuiano appare per la prima volta nel Privilegio di Innocenzo III pro Monasterio Sancti Angeli infra Ostia rivelando l’esistenza dell’insediamento la chiesa di S. Salvatore della Valle Acujana e ben presente nell’espressione “Ecclesiam S. Salvatoris de Vallecujana” come rivelato da Mazzalupi.
1203
Innocento III invita il podestà e il popolo di Santa Anatolia ad aiutare i matelicesi a riparare il loro paese distrutto dalle truppe di Camerino. Apparentemente il comune di Santa Anatolia era indipendente.
1210
Matelica è sotto il dominio del marchese Gualtieri che ne regge la podesteria. Fa parte del distretto anche il “castrum S.tae Anatolie cum tota eius curte”. Solo una piccola parte del territorio, la villa di Nibbiano, è sotto la giurisdizione di Fabriano.
1211
Con il rafforzarsi delle realtà comunali vicine, nel 1211 il castrum S.tae Anatholiae cum tota eius carte fa parte del distretto di Matelica; “ma al dominio oppressivo del comune vicino i castellani di S. Anatolia doveano preferire quelli di una città più lontana”, a cui erano già uniti per giurisdizione ecclesiastica; solo dopo pochi anni Esanatoglia è sotto Camerino e vi resta per oltre due secoli finchè, declinato l’astro dei da Varano, rientrerà nell’orbita del Governo pontificio, in cui resterà fino all’unità d’Italia.
Essa, conferma ancora il Luzzatto, rimane soggetta “alla giurisdizione del Camerinesi” per lungo tempo; essi “vi imponevano taglie, levavano soldati, esigevano multe, e approvavano i podestà, giudici e notai, eletti da quei di S. Anatolia tra i cittadini di Camerino”.
1213
Un Raniero Malcavalca della Rocca risulta tra i consoli o podestà di Matelica dell’anno 1213, aspetto che sottolineerebbe come i Malcavalca/Cavalca avessero possedimenti vicini a Matelica.
A rafforzare l’ipotesi dei Cavalca abbiamo ancora oggi l’edificio più significativo di Palazzo porta il loro nome.
1214
I castellani di Santa Anatolia sono sotto la tutela di Camerino. Si rivela un trattato in cui il podestà di Camerino promette di aiutare i fabrianesi a mantenere il castello di Collamato ed altre terre “exceptis Castellanis S.tae Anatolie cum eorum bonis quos non concessit”.
1233
Nel 1233 Acuiano è documentato fra le decime da pagare in natura al Vescovo di Camerino, nelle quali è riportato “Santus Salvatoris de Valle Acuiani det frum. e V copp. annon. apud Plebem Sanctae Anatholiae”, questi atti fra i documenti riportati dal Turchi.
1240
Nel diploma del cardinale Fieschi per le franchigie comunali concesse ai camerunesi compare “Castrum Santae Anatoliae”.
I camerinesi, pur inviandovi un camerte come podestà, lasciano al comune la possibilità di uno sviluppo autonomo, in questo anno vengono compilati gli statuti del comune di Santa Anatolia.
1263
L’Acquacotta nelle Memorie di Matelica ricorda che nel 1263 i signori di Cluzano vendono per quattromila lire di Ravenna al comune di Matelica “il Castello (di S. Maria) con tutte le sue pertinenze particolarmente con quella parte del territorio che si estendeva dalla cima del monte Pero in linea retta alle Montagne di Somaregia, indi pel fosso di Cafagio fino a Santanatolia, e di lì al fiume di Acujano (usque in rivum acujani)” riservandosi il giuspatronato tanto della chiesa di S. Maria, quanto di quella di S. Biagio e di San Salvatore della valle di Acujano, della Villa cioè, del Palazzo di Esanatoglia.
1283
Nelle Rationes Decimarum Italiae indica: “Dompnus Johannes rector ecclesiae S. Salvatoris de Vallecuiani de Sancta Anatolia adsignavit V libr. pro se et suis beneficiis”, riferendosi al Trecento siamo a pochi anni di distanza (1283): nell’inventario dei censi dovuti alla chiesa romana, dice il Luzzatto, S. Anatolia e già compresa tra i castra occupati dai Camerinesi, infatti è compresa tra i “castra romanae curiae occupata per Camerinensis”.
1324
Negli statuti di Esanatoglia, pubblicati dal Luzzatto, e risalenti al 1324, i riferimenti alle località di Palazzo (ancora indicata con la denominazione di Acuiano) sono ricorrenti ed attestano un insediamento umano consistente. Il Luzzatto, nella premessa agli stessi Statuti, traccia brevemente proprio le vicende di Esanatoglia.
Si parla di via via quae vadit ad iblitem Acuiani et tenclit versus Caprilia; si stabilisce che la fonte stessa venga curata per homines vicinantiae a serra campi versus Capriliam et Aculanum et de vane acitiani; o anche per homines contratae, chiari sono i riferimenti agli homines de Acuiano; anche la fons de Venatorils cleve esser curata per homilies vallis Acuiani; ed il riferimento agli abitanti della zona ed alle loro case e palese allorche si parla della via quay incipit a pede domorum vallis Acuiani et tendit ad fontem Cups; essa riguarda gli contratae et habitantes in villa vallis Acuiani. In un altro passo degli Statuti si fa riferimento anche ad alcune attivita che si svolgono nella zona (e che gli abitanti hanno praticato fino a vari decenni fa): sit licitum facere rancum carbones, coctam ccirbonum et focariam in monte Gembi et in tota valle Acuiani.
1356
La “Descriptio Marchiae” del Cardinale Egidio Albornoz, tra i castelli e le ville della città di Camerino, elenca; “Infrascripte sunt castra Romane Ecclesie que detinentur occupata per Camerinenses: Castrum S.Anatolie” cioè terra raccomandata. I recenti studi di E. Saracco Previdi hanno spostato questa data al 1363.
XIV e XV secolo
La presenza in Esanatoglia e nella zona di numerosi maestri lombardi, rilevabile da molti contratti di lavoro risalenti al XIV e XV secolo, unitamente alle disposizioni previste dagli Statuti, assicura le possibilità operative e le qualità delle stesse nel settore edilizio. Ed il ventaglio di corporazioni presenti gia in Esanatoglia tra il Trecento ed il Quattrocento (giudici, notai, mercanti, muratori, maestri del legno, vasai, fabbri, calzolai, osti, macellai, barbieri, ed infine cartai) e vive nel Cinquecento, presuppongono un rapporto intenso con i centri vicini come Camerino, Matelica, Fabriano, Recanati.
1433
Nel 1443 fu conquistata da Francesco I Sforza, aiutato dai matelicesi: il Monastero di Sant’Angelo – con la sua famosa biblioteca – non fu salvato dalla devastazione.
1448
Il 9 febbraio del 1448 Elisabetta Malatesta da Varano accorda, con un indulto al Comune di Santa Anatolia, l’esenzione per dieci anni da ogni tasso.
Il 10 luglio 1448 il legato pontificio della Marca, Filippo di Bologna, ingiunge ai camerinesi di cessare entro tre giorni ogni obbedienza ai da Varano come persone scomunicate per aver essi usurpato alla Sede Apostolica i castelli di Santa Anatolia, Serrapetrona e Camporotondo.
1449
Nel mese di gennaio Niccolò V fa ai camerinesi e ai lori signori importanti concessioni assolvendoli dalla condanna precedente.
1468
Nel diploma di investitura di Paolo II a Giulio Cesare da Varano troviamo “terram Sancte Anatolie”
1502
Nell’inventario borgesco del Ducato “Sancta Natoglia” compare tra le comunità o terre raccomandate del Comune di Camerino.
1527
Da questa data fino al 1539 al tempo “della duchessa Caterina Cibo et del duca Guidobaldo della Rovere, quando si presentavano le tazze il giorno di S. Venanzo dalli sudditi et raccomandati dello stato, in quei tempi era solito de chiamare sempre per primo la Communita di Sancta Anatolia come luogo magiore e più degno che li altri…” Girolamo Ridolfino lettere del 1567/1568
1563
Gli “Statuta Populi Civitatis Camerini” nominano Santa Anatolia fra le terre raccomandate.
1592
In un documento ecclesiastico del 1592: in tale data il vescovo di Camerino visita simplicem ecclesiam Sancti Salvatoris de villa Palatii.
XVI secolo
Alla fine del XVI secolo Esanatoglia si caratterizza “per fortissimo commercio” dovuto a lanificio per pannine, di econci per corami, cartiere, maioliche”; “la Terra […] era cosi piena di denaro [] da attrarre anche malviventi che prendono in ostaggio figli di famiglie abbienti chiedendo un riscatto di diecimila scudi”. Il riflesso di tutte le attività di cui sopra non possono non aver coinvolto Palazzo. Dopo la metà del Quattrocento la presenza di maestri lombardi e stranieri nella zona e nel castrum, potrebbe non essere estranea alla tecnica muraria delle volte a crocera ed a botte o alle linee nitide degli edifici di Palazzo.
XVII secolo
Il Mazzalupi rende noto che in una relazione anonima, riferibile alla fine del 500 o ai primi del 600, conservata presso l’Archivio della Curia Generalizia degli Agostiniani in Roma, e contenuta la prova che il nome e già quello di Palazzo: “Un’altra villa detta il Palazzo nella valle Acuiana quale fa circa 40 fuochi, villa antica e ricca”.
1655
Nella relazione sullo stato di Camerino scritta dal governatore Casanate, Santa Anatolia è compresa tra le quattro terre raccomandate che godono di una parvenza di autonomia insieme a Sefro, Serrapetrona e Camporotondo.
1670
Il Feliciangeli, dando notizia di un’altra visita pastorale nel 1670 dice che questa avviene in San Salvatore nella Villa di Palazzo parrocchiale. Della villa il Mazzalupi parla come di uno dei luoghi che sorgevano più lontani dal castrum e che trova in Palazzo un caso “emblematico ed esemplare”. “Questa villa”, egli annota, “è costituita oggi da due parti, la più importante delle quali risulta ricavata dal vecchio Palazzo dei Cavalca. Questo si presenta tagliato longitudinalmente per una cinquantina di metri da una viuzza ai cui lati sorgono le case della villa che risulta fortificata, viste le pareti posteriori di tali abitazioni che presentano muri perpendicolari in pietra viva. L’altra pane della villa, invece, è addossata alla chiesa al di là del fosso”. Per lo stesso studioso la variazione della Villa de Acujano a villa Palatii, documentata fin dal 1500, si deve alla costruzione del palatium, espressione di “sovrapposizione di edifici di varia epoca, dal XII al XVII secolo”, mentre la chiesa (o ciò che di essa resta) “presenta una struttura non anteriore al XVII secolo”.
1766
Malgrado eventi calamitosi che colpiscono la comunità (carestia nel 1590 e 1592 terremoti nel Settecento, ancora carestie ed alluvioni), nel Breve di Clemente XIII (8 luglio 1766) Esanatoglia e definita “terra cospicua”. Palazzo, centro di interessi strategici ed economici nel passato, centro, già nel 1960 di una Azienda di Stato, oggi, nella parte abitativa e di proprietà privata, mentre il territorio circostante è di pertinenza della Regione Marche: il tempo ha ridato alla natura ed alle sue creature quanto l’uomo, da più di mille anni ha goduto e plasmato secondo la sua volontà e le sue esigenze; ma il Palazzo fortificato, le vie, gli edifici in pietra squadrata, la torre mozzata, le porte, meritano una ancora più completa lettura della loro storia. (m.f.c.) Il castello di Palazzo e un nucleo di poggio posto in una vallata dell’Appennino umbro-marchigiano, dove sfrutta un rilievo del fondo valle profondamente solcato dal torrente montano omonimo, affluente dell’Esino. Strategicamente il sito permette il controllo della tortuosa via che da Esanatoglia conduce a Fiuminata.
Fonti
https://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-malcavalca-esanatoglia-mc/
http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-esanatoglia-mc/
https://www.corriereproposte.it/cosa-sapere/esanatoglia-la-storia.html
Bibliografia
Il Sistema di difesa dello Stato di Camerino – Massimo Costantini